Ogni anno Piazza Armerina dal 12 al 14 agosto rivive suoni e atmosfere del periodo medievale. Nella stupenda cornice del centro storico dame, cavalieri, truppe e milizie creano un suggestivo “ritorno al passato”.
Una manifestazione unica che permette di immergersi e rivivere suoni e immagini ormai perse nel tempo.
Un’esperienza unica e irripetibile che l’intera città vive con passione in attesa della “quintana” dove i quattro quartieri storici si affrontano in un’entusiasmante giostra. Feste medievali, musiche, balli fanno da splendida cornice alla manifestazione.
La Storia
Non si può comprendere la storia di Piazza Armerina oggi se non si conosce quella di ieri, perché la storia è l’anima di questa città.Non si può parlare del Palio dei Normanni senza raccontare il passato, l’anima di questa città si lega alla storia di popoli conquistatori e di popoli conquistati, di diverse etnie, di eroi impressi nella memoria quasi fossero nostri contemporanei, uomini straordinari o forse uomini comuni, ma capaci di cambiare il corso della storia.
E ancora non si può parlare del Palio dei Normanni senza sottolineare che esso rappresenta l’esempio vivente della religiosità di una città, che attraverso la secolare devozione alla Madonna, ha saputo incarnare nel Palio, storia, tradizione e cultura.Il Vessillo papale, l’originale premio che viene assegnato al quartiere vittorioso infatti, è dedicato alla Regina della Città che da secoli è la Madonna. Il Palio dei Normanni è tra le più antiche manifestazioni medioevali in costume del meridione d’Italia, con questo nome e in questa veste dal 1952, poiché nei secoli precedenti era “La Cavalcata”, nasce appunto per rendere omaggio alla Madonna protettrice della città medioevale. Una festa religiosa, dunque, che trae spunto dalla guerra santa di liberazione che i Normanni del Conte Ruggero d’Altavilla sin dal 1061 combatterono contro gli infedeli arabi che occupavano la Sicilia da circa 150 anni.
E’ difficile attribuire una data precisa ed inequivocabile a un origine per la festa del Palio, anche se si può risalire a due importanti avvenimenti: Il Primo, nel 1091 a guerra finita intanto che il conte Ruggero stabiliva la capitale a Mileto, affidava in custodia alle migliori truppe normanne, le gallo-italiche o lombarde il sacro Vessillo donato da papa Alessandro II, Vessillo che lo aveva condotto nel corso della trentennale “crociata o guerra Santa” per il ripristino della cristianità in Sicilia di vittoria in vittoria. Per il Secondo, infatti, arriviamo inevitabilmente all’anno 1348 quando la Beata Vergine apparve in sogno al pio sacerdote Giovanni Candilia rivelandogli il luogo dove 187 anni prima (1161) i piazzesi custodi del Vessillo pontificio, nell’imminenza del pericolo della distruzione della città e dei casali lombardi, per opera del Re Guglielmo il Malo, rei di avere cospirato all’autorità del re, per la compiacente politica filo saracena di quest’ultimo, onde evitare che il Vessillo venisse ingiuriato dagli infedeli o cadesse in mano al Re che lo voleva portare a Palermo, lo rinchiusero in tutto segreto, in un arca di cipresso e lo seppellirono nell’interno della badia fortificata, sull’eremo di Santa Maria di contrada Piazza Vecchia, accanto al cosiddetto “Castello del conte Ruggero”.
Con il rinvenimento del Vessillo e il suo trasferimento in città, Piazza che in quell’anno era anch’essa colpita dal morbo pestilenziale (lo stesso di cui parla il poeta Giovanni Boccaccio nella sua opera, Il Decamerone) si vide miracolosamente liberata dal flagello; interpretando l’avvenimento come un segno con il quale la “Vergine” riconfermava la sua predilezione per la città, per cui i piazzesi iniziarono a dare vita alle celebrazioni con il triduo della festa di Maggio, nella ricorrenza del rinvenimento del Vessillo, mentre il 15 agosto i riti per la festa della acclamata Protettrice e Patrona. Questi due avvenimenti segneranno per i secoli futuri la vita sociale, culturale e religiosa della città. Il culto piazzese della Vergine Maria, protettrice della città, soppianta il culto di San Martino, santo caro ai normanni a cui i piazzesi per devozione particolare avevano dedicato la prima chiesa madre nell’anno 1163, allorquando veniva riedificata la città nella pendice occidentale del Monte Mira, l’attuale quartiere Monte. Malgrado le altalenanti vicende politiche di Sicilia, le epidemie, le carestie del sec. XIV che coinvolgono e investano la città, la festa del ritrovamento del Vessillo dei primi tre giorni di maggio e una consuetudine ben radicata. Nel 1421 il Vescovo di Catania con bolla ordinava d’esser celebrati come risulta dalle relazioni dei sacerdoti del 1622 e del 1660, che si conservano nell’archivio del duomo.
All’inizio del quindicesimo secolo, le celebrazioni della festa di mezz’agosto a Maria Santissima delle Vittorie rappresentano un grande evento, una festa religiosa che oltre a coinvolgere tutta la città, coinvolgeva i paesi vicini e che non cesserà praticamente mai di essere celebrata, con forme varie e con varie partecipazioni anno dopo anno. Nei secoli che seguirono alle solenni feste religiose alla patrona, si aggiunsero manifestazioni pubbliche, tant’è che si è a conoscenza che tra la fine del sec. XVII e l’inizio del sec. XVIII le dodici Confraternite presenti in città, impegnando nell’organizzazione tutta la comunità piazzese, sia i nobili che il popolo (così come risulta in diversi manoscritti che si conservavano presso l’antica chiesa madre di San Martino), in occasione dei classici festeggiamenti in onore a “Maria Santissima delle Vittorie” introducono l’uso di rievocare, di rendere presente il passato. Riportando alla memoria le memorabili imprese del conte Ruggero, si diede vita a una “Cavalcata” commemorativa della conquista normanna, un corteo storico di milizie normanne che entravano in città liberando la popolazione cristiana dal giogo dei saraceni; dove i Rettori delle Confraternite avvicendandosi ogni anno, rappresentavano il Conte a cavallo con il glorioso Vessillo papale di Maria Santissima delle Vittorie.Nei primi anni del 1900 la Cavalcata che aveva svolgimento ogni cinque anni, il 14 agosto, veniva rivisitata e corretta introducendo l’uso di indossare costumi e armature medioevali, (nei secoli precedenti le Confraternite avevano partecipato indossando frac e cilindro). Nel 1932 La Cavalcata venne arricchita con una imponente corsa rettilinea di cavalli, che si svolse in contrada Scarante il cui arrivo era posto in contrada Costantino, nei pressi della Villa Arena, fuori il perimetro urbano cittadino. Con la soppressione delle Confraternite e subito dopo la guerra, nel 1952, prendendo origine dagli antichi tornei cavallereschi che si trasformarono poi in giochi popolari, alla Cavalcata tradizionale, si aggiunse l’avvincente e stimolante torneo cavalleresco “La quintana del Saracino”, un torneo equestre che rievocasse la lotta dei cavalieri rappresentanti dei quartieri di Plutia contro l’invasore arabo in onore del conte Ruggero.
Alle Confraternite che sino a quel momento avevano rappresentato le singole realtà parrocchiali, seppure territorialmente corrispondenti nei secoli con i borghi prima e i quartieri dopo, subentrarono i Quartieri medioevali in cui era divisa la città, Monte, Castellina, Canali e Casalotto ad eccezione del quartiere San Giovanni che stranamente nella nuova rivisitazione della Cavalcata, dal 1952 “Palio dei Normanni”, non veniva inserito nella storica kermesse. In questa cornice religiosa, il Palio dei Normanni, quello attuale si svolge presso il campo sportivo S. Ippolito e si è svolto per la prima volta il 13 e 14 agosto del 1952.
(Tratto dal sito del Comune di Piazza Armerina – a cura di Filippo Rausa – Associazione Magistrato dei Quartieri)